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Lorenzo Zanovello è nato a Bassano del Grappa il 4 Ottobre 1977.
Ora vive e sperimenta a Nove.

Fin da piccolo inizia a giocare con la terra, un gioco che diventerà presto passione.
La ricerca di nuove soluzioni lo portano a sperimentare altri materiali quali: la cera, il legno
il silicone, la resina e il vetro, ma la sua grande passione resta l' ARGILLA OPERATA.
Questa materia si lascia esprimere senza inibizioni e limiti e fa vivere l' opera secondo un
processo antichissimo.


Non segue fondamentalmente un tema ben preciso, ma lascia all' anima trasmettere alla
mente cose che poi le mani andranno a plasmare.
Ama la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco,i 4 elementi che fusi danno vita ad un meccanismo
sequenziale, ritmico, armonico.
un processo che Lorenzo, frammento su frammento, consolida dando forma alle sue opere.
Un riassunto di un'interiorità complessa, di uno spirito in continuo mutamento, che plasma,
che forma, che si evolve, che vive e che soffre per dare un'aspetto ed una forma all'opera che
lascia poi lo spazio concettuale per immergersi nella riflessione di chiunque ci si ponga
davanti.


Chiara Ronzani

dicono
Colori 2

ceramista

Lorenz

Lorenzo Zanovello. Apparenti discrepanze


Ma non basta per comprendere e apprezzare.
Capire cosa muova un ceramista trentenne e quali siano gli intenti del suo agire in quel variegato
campo artistico che è l'arte contemporanea è cosa ben più complessa.
Almeno apparentemente.


Tra le molte doti che Lorenzo possiede, va certo ricordata la genuina vitalità creativa che trova
espressione sia in ambito lavorativo, attraverso la gestione assieme al fratello Franco dell'azienda
di famiglia1, che in quello più personale visibile agli occhi del pubblico in questa ed altre
selezionate occasioni. I citati ambiti di intervento hanno percorsi talvolta simili, ma il cui
denominatore comune è dato dalla totale dedizione nel portare a termine idee e spunti creativi. E
se fisicamente i luoghi dove operativamente il tutto si svolge sono gli stessi, Lorenzo scinde
sempre in maniera netta l'una e l'altra metodologia espressiva. Il confronto con i colleghi di lavoro
durante il giorno e la serena solitudine che permette all'io di uscire dall'imbrunire e fino a quando
mente e corpo riescono a lavorare in sintonia. Ambiti contigui, ma volutamente distinti.
Lorenzo Zanovello è un ceramista, ma è anche pittore e scultore. E nella ceramica, radicata nel
territorio dove vive, ha avuto fin da giovanissimo un vastissimo banco di prova e sperimentazione
in cui addentrarsi negli anni. Lorenzo ama la ceramica della propria terra in tutte le sue
declinazioni, sente il debito nei confronti di un storia fatta di forme e decori tradizionali, ma ha
sempre cercato di spostare il proprio orizzonte oltre la consuetudine di modelli consolidati. Con
questa attenzione al passato ed alle molteplici esperienze avute in azienda, Lorenzo ha maturato
un bagaglio che, anche sotto il profilo meramente tecnico, gli permette di affrontare con una
sicurezza la materia ceramica. Non si tratta di virtuosismi fini a se stessi. L'intento primario è quello
di fare emergere un messaggio che di volta in volta può colpire per la contemporaneità, può
sembrare insieme irriverente o enfatico, ma non lascia indifferenti. É un'esigenza che nasce dentro
l'anima e che prende forma e colore in tempi rapidi. É quasi un'urgenza che trova compimento in
opere variegate, ma parte di un percorso artistico preciso e riconoscibile. C'é l'attenzione
all'attualità, c'é la voglia di confrontarsi con il mondo reale per metterne in luce gli aspetti più
controversi o comunque l'apertura mentale per approfondire tematiche importanti e senza tempo.


In occasione di questa esposizione in una delle città più celebrate al mondo, Lorenzo Zanovello ha
scelto di creare un percorso originale che rilegge in maniera del tutto personale secoli e simboli
della storia veneziana.
Si parte quindi dal simbolo aulico più famoso della Serenissima, quel leone divenuto icona
dell'evangelista Marco che regge un libro nel quale spicca la parola pace. Da lì l'idea è quella di
mettere in evidenza un altro dei simboli più terreni di Venezia: le maschere. Maschere che nel
corso dei secoli hanno avuto forse anche l'apparente funzione di abbattimento delle classi sociali
in occasione del Carnevale o dei conviti peccaminosi ricordati e celebrati dalla letteratura di
qualche secolo fa. Ma le maschere sono anche una delle metafore privilegiate nella
rappresentazione di tutto ciò che è artificioso, posticcio, innaturale, di tutto ciò che il singolo cerca
per apparire come non è, spesso cedendo alle lusinghe del peccato. Ed ecco che il tema dei vizi
capitali, tema tra i più celebri nella storia occidentale, diviene un riflesso del presente al di fuori del
contingente. I sette vizi come la vera discrepanza esistente oggi tra la volontà dell'uomo di voler
cercare il meglio, ma che spesso, per questo, scivola in comportamenti assolutamente antietici.


1 Stylnove, fondata dal padre Giovanni nel 1967.


Marco Maria Polloniato

‘Nature’

 

La ceramica tra tradizione e innovazione.

 

 

              Tesina di approfondimento in ‘Disegno industriale’

 

Prof. Valsecchi

 

Dalla Stella Martina

 

Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte

Indirizzo Arte Contemporanea

 

Università degli studi di Siena

a/a 2010/2011

Introduzione

 

 

 

Per questo studio ho scelto un oggetto particolare, una lampada in ceramica, una piantana di consistenti dimensioni (circa 160 cm per 85) che se accesa brilla di una luce calda, tenue, avvolgente e crea un’atmosfera d’altri tempi, pur essendo nella forma e nella lavorazione un oggetto attuale ed innovativo.

 

Anche se realizzata in una fabbrica contemporanea e anche se progettata da un giovane designer, l’effetto che produce, in chi si lascia illuminare con calma e senza fretta, è quello, davvero, di un oggetto d’altri tempi, di calma solennità che ricorda i fiori di loto o i Buddha dorati d’oriente.

 

Vorrei parlare della piantana ‘Nature’ e vorrei farlo attraverso un breve cenno al suo creatore, Lorenzo Zanovello, al luogo in cui è stata creata, Nove, cittadina della provincia di Vicenza non lontana da Bassano del Grappa, attraverso le parole che di quest’oggetto ne dà il suo autore e anche attraverso la spiegazione del procedimento che la porta ad essere, procedimento che se conosciuto e compreso altro non può fare che dar valore aggiunto all’oggetto.

 

 

 

Accenni al designer e al luogo

 

                                          

 

‘Sempre penso a qualcosa di nuovo’ è una delle frasi ricorrenti che Lorenzo ama pronunciare quando parla di sé, dei suoi lavori, dei suoi progetti. E’ un giovane artista e designer trentenne che abita e lavora a Nove, e questo non è un dato secondario, visto che la cittadina veneta è uno dei più importanti centri italiani per la produzione dei manufatti in ceramica.

 

Quando gli ho chiesto come nascano le sue idee, da dove trae l’ispirazione lui semplicemente mi ha risposto:‘ho le mani in pasta tutto il giorno, da sempre, il cervello è in continuo movimento, la materia la conosco perfettamente, ne conosco i limiti, i punti di forza, le debolezze…le cose vengono fuori così’[1]. Parla di limiti ma anche di novità nella lavorazione della ceramica, dice che il suo è un lavoro stimolante, sempre nuovo, sempre alla ricerca

 

Zanovello lavora da circa 10 anni nella fabbrica di famiglia, Stilnove, ed è lui a creare gli oggetti che oggi vengono proposti sul mercato. Ma non progetta né lavora solo per l’azienda di famiglia, ma anche per clienti italiani ed esteri e ha collaborato con importanti designer italiani.

 

I suoi oggetti vengono progettati e seguiti dall’inizio alla fine, dalle rifiniture al montaggio ai sistemi di illuminazione alle decorazioni, è un continuo sperimentare, quello di Lorenzo, sulla forma, sui colori, sugli effetti, sulle nuove tecniche.

 

Il suo materiale di lavoro è la ceramica, un materiale con cui si può fare tutto, la sperimentazione, con questo medium, è pressoché illimitata.

 

Un altro punto di forza dei suoi progetti e dei suoi oggetti sono le misure: la grandezza di un oggetto, in ceramica è particolarmente difficile da ottenere, oggetti grandi si possono realizzare solo se si conosce a fondo il materiale e le sue reazioni ai vari passaggi della procedura di creazione.

 

La piantana ‘Nature’, per esempio, fino ad una decina d’anni fa sarebbe stata improponibile da realizzare: per ogni oggetto bisogna conoscerne i punti di forza, le nervature che sorreggono, le grandi dimensioni danno origine a pezzi quasi impossibili perché delicatissimi: ‘può crepare, può venir giù il bordo, avrà cento litri di colaggio dentro…ci sono cose da tener presente, ci sono cose che per com’era la ceramica un decennio fa erano improponibili’[2].

 

Sperimentazione innanzitutto. E innovazione. Tentativi.

 

Importante per la formazione di Lorenzo Zanovello è stato sicuramente anche il contesto, la città in cui vive.

 

 

 

Nove gode di una indiscussa rinomanza internazionale in campo ceramico, dovuta alla favorevole posizione geografica e alla creatività dei suoi abitanti. Il vicino fiume Brenta e i corsi d’acqua minori avviarono lo sviluppo del paese già in epoca pre industriale, fornendo forza motrice, materie prime per l’edilizia e l’attività ceramica.

 

Già dalla fine del 1600 inizia a Nove la produzione di ceramica ‘cristallina’ (cioè di terracotta ingobbiata, dipinta e verniciata), sfruttando appunto le acque del fiume Brenta e dei suoi affluenti per costruire ‘molini da pestar pietre’ e fornaci. Il fiume forniva inoltre ciotoli erranti di quarzo e di carbonato di calcio. La vicinanza con Bassano del Grappa, in cui la produzione ceramica si può far risalire al 1500 (anche nei quadri di Jacopo da Ponte si possono vedere gli oggetti lì prodotti), aveva dato l’avvio alla circolazione di idee e saperi anche nella vicina Nove. Verso la metà del ‘700 la manifattura di maioliche degli Antonibon era diventata la più qualificata e florida industria ceramica dello Stato Veneto, in grado di occupare i cittadini di Nove ma anche di attrarre maestranze da Bassano, Venezia, Lodi, Milano e dalla Francia.

 

 

 

Oggi la situazione è mutata, poche sono rimaste le industrie attive, forse una decina, occupando circe 200 persone, mentre fino a qualche decennio fa, solo a Nove lavoravano circa 6000 persone (Nove conta circa 5000 abitanti) e questo ci fa capire quanto importanti fossero la sua produzione e il suo contesto.

 

 Piantana ‘Nature’

 

 

 

Questa lampada è stata disegnata nel 2009 da Lorenzo Zanovello, all’interno di un percorso e uno studio iniziato già nel 2001 su lampade che sfruttano un sistema particolare di illuminazione interna.

 

Un’altra caratteristica di questa piantana sono le sue dimensioni: per un oggetto in ceramica è molto difficile arrivare a tali misure senza che ne sia compromessa la stabilità o la robustezza, senza che la fragilità diventi troppo probabile.

 

Anche se stilizzata, il modello nella sua forma floreale, sembra ricordare una calla, le sue forme sono delicate, le curve armoniche e sottili.

 

E’ un oggetto creato per due clienti, uno italiano e l’altro estero, queste lampade, sia nella versione più piccola, ovviamente molto più facilmente commercializzabili, sia nella versione grande sono vendute soprattutto nei paesi scandinavi, Svezia, Norvegia, Finlandia, ma anche in Russia, Inghilterra e Germania. 

 

 

 

La piantana, creando una luce d’ambiente soffusa, diviene elemento unico ed innovativo soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione in ceramica: è un oggetto diverso dalla classica lampada con paralume, anche se nel mercato sono già presenti articoli con illuminazione interna, ma questi ultimi sono principalmente oggetti traforati che non giocano con le curve e le forme come nel nostro caso.

 

Sono circa 40 i modelli di lampade ad illuminazione interna, con lampadina a basso consumo, disegnate da Lorenzo. Il modello da cui è iniziata l’elaborazione che ha portato alla nostra finale piantana è una piccola lampada abat-jour a forma di calla, naturalistica sia nella resa plastica che nei colori. Quest’oggetto, del 2001, era sicuramente piacevole, ma le successive modifiche ed elaborazioni hanno portato alla creazione di un modello ancora più particolare ed innovativo.

 

Come ho già accennato, a fare della piantana ‘Nature’ un pregiato oggetto di design concorrono le forme morbide, organiche, semplificate ma allo stesso tempo eleganti, che contrastano un po’ con la freddezza geometrica di certi oggetti contemporanei, ma la novità della sua produzione, le grandi dimensioni così difficili da creare e sostenere nella lavorazione della ceramica, nonché l’atmosfera che riesce a creare, l’avvolgente luce che emana sono caratteristiche innovative e punti di forza che ne aumentano, a mio parere, il pregio e la bellezza.

 

Se decorata e rifinita in oro, la luce che emana è soffusa, d’ambiente, da lettura, avvolgente e calda. Se rifinita in argento o platino la luce diviene più fredda, più chiara e percepibile e anche l’effetto d’insieme della piantana cambia, diventando fonte di luce prorompente e non soffusa. Lo stesso oggetto, a seconda di come viene rifinito, si può dire che quasi cambi d’aspetto.

 

Il sistema di luce interna è stato studiato e modificato varie volte, per arrivare ad un punto d’equilibrio in cui la lampadina non si vede e la luce è riflessa.

 

Mi spiegava Zanovello che oltre ad un aspetto estetico, quella nervatura, quella leggera curva che delimita la parte alta della piantana è anche un sostegno funzionale, senza quella curva la forma non reggerebbe, diverrebbe troppo fragile, si piegherebbe su se stessa o si romperebbe. Lorenzo diceva di aver via via modificato gli effetti e smussato i difetti, fino ad arrivare al prodotto finito, all’effetto che desiderava, che cercava.

 

Così mi spiegava il designer la soluzione finale della piantana: ‘se non crei la conca la luce non si riflette, sono andato via via modificando e riducendo i difetti, ora la forma è quella che cercavo. Ad esempio nelle prime  vi erano delle difficoltà per l’istallazione delle lampadine che non ci stavano, per via dell’ingombro, così si capisce dove modificare, come fare per renderle più ‘giuste’. Ad esempio, per la piantana, so dove rendere più spesso e dove posso assottigliare: il nervo in alto è fondamentale, se non ci fosse, la piantana si romperebbe subito, scoppierebbe al solo metterla dentro la scatola, è molto fragile. Lo spessore sarà circa un centimetro, ma non è lo spessore a renderla robusta, non cambia da un centimetro o uno e mezzo, anzi se fosse più spessa avrei poi problemi in essiccatoio. Si rischia di romperla. Bisogna andare un po’ per tentativi, per successive approssimazioni alla forma cercata, desiderata.’[3]

 

 

 

A livello di tempistica, le lampade piccole in circa quattro giorni possono essere pronte e spedite, per le grandi, le piantane, i tempi si allungano, i procedimenti si fanno più delicati. I tempi di asciugatura e di riposo si dilatano e per creare un piantana ‘Nature’ finita e decorata occorrono circa dieci giorni.

 

Anche la decorazione ad oro foglia è una tecnica particolare ed innovativa in ceramica: tipico di Lorenzo è la sperimentazione nelle varie fasi di decorazione o cottura, per studiare e capire le diverse reazioni della materia. In questo caso nulla viene sprecato della foglia oro, non ci sono scarti, le briciole, i residui vengono presi e nuovamente incollati alla superficie della lampada creando quel bell’effetto di lucido- opaco, traslucido, liscio e ruvido al tatto, il tutto affiancato o sovrapposto in modo irregolare.

 

La decorazione concorre alla diffusione della luce, la impreziosisce, la scalda, l’attenua, la rende piacevole ed avvolgente.

 

 

Procedimento esecutivo

 

                                   

 

Vorrei ora soffermarmi un momento sul procedimento esecutivo che porta alla creazione della piantana ‘Nature’, perché credo che questo possa servire a valorizzare o apprezzare di più il prodotto finale.

 

 

 

Lorenzo ha più volte ripetuto che il suo lavoro è veloce, è un lavoro di getto, d’ispirazione. Raramente usa dei progetti, raramente fa degli schizzi, solo se deve presentarli ad un cliente, ma di solito sono le mani che lavorano, che creano direttamente dando forma alla materia difforme, andando a modellare la creta assecondando il suo proprio disegno mentale, plasmando la terra per ricreare la forma che ha in mente.

 

Per questo il suo è un fare per tentativi, per successive approssimazioni all’oggetto finale.

 

Quando la forma è creata, quando il pensiero si è materializzato, allora da quest’oggetto si ricava lo stampo, il negativo in gesso dentro al quale verrà colata la creta liquida.

 

L’impasto, ovvero la preparazione della creta, della materia prima resa liquida, è infatti la prima cosa da fare.

 

Il colaggio è la fase successiva in cui la creta viene colata all’interno dello stampo in gesso e viene lasciata là…più viene lasciata, più aumenta lo spessore dell’oggetto: lo stampo che è in gesso assorbe l’acqua, tira fuori l’acqua dal colaggio.

 

Quest’ultimo è una tecnica introdotta nella lavorazione della ceramica a partire dagli anni 50 ed è divenuto il simbolo della transizione dalla fabbricazione di tipo artigianale a quella più moderna e industriale.

 

Lo svuotamento avviene quando si è deciso lo spessore da dare all’oggetto. Ogni pezzo, ogni oggetto ha un suo  particolare spessore, in relazione alla tenuta o al disegno.

 

Poi avviene l’apertura dello stampo, ma l’oggetto viene comunque lasciato in sede per qualche ora perché deve prendere aria, seccarsi almeno un po’, ma non troppo, altrimenti non si riesce più a lavorarlo. La fase successiva è la rifinitura del crudo: si tolgono, a mano, le sbavature, gli eccessi. A questo punto il pezzo viene messo nell’essicatoio: una camera appositamente costruita per aspirare l’umidità e permettere all’oggetto di asciugarsi, in questo momento si devono chiudere tutti i fori, i pori aperti della creta, altrimenti durante la cottura il pezzo può scoppiare.

 

Il forno è l’ultimo passaggio.

 

Nel nostro caso poi, prima della decorazione, c’è il montaggio della lampada interna.

 

La decorazione, qui in oro foglia o simil oro avviene con la tecnica particolare di cui scrivevo prima: usando anche i residui di orone, gli avanzi, in modo da non buttare niente, questo procedimento dà origine a un’effetto di mosso e irregolarità alquanto caldo e piacevole.

 

                           Conclusione

 

 

 

Ho voluto, per questo studio, scegliere un oggetto semplice e di uso comune, come può essere una lampada, per ricercare nell’ideazione e lavorazione di essa, quelle cose, quei particolari che, come in questo caso, possono fare di un oggetto comune un oggetto particolare.

 

Sicuramente le dimensioni, e collegato a questo la difficoltà di tale lavoro nella tecnica della ceramica, possono aiutare a fare, in questo contesto e con questo materiale, di ‘Nature’ un pezzo unico, innovativo e pregiato.

 

Ma non sono solo queste le cose che mi hanno interessato e colpito, potrei dire che forse il lato più affascinante di questa piantana è l’effetto che la luce crea riflettendosi nella sua curva dorata. E anche il fatto che questo pezzo sia realizzato in ceramica, uno dei primi medium utilizzati dall’uomo, nobilitato nei secoli ma che riesce a stupire ancora nei procedimenti, nelle tecniche d’esecuzione, nell’impiego che anche in un contesto contemporaneo può trovare.

 

Anche il fatto che questa piantana sia quasi una scultura, tanto è importante la sua presenza all’interno di una stanza, quasi un complemento d’arredo poco discreto ma allo stesso tempo molto silenzioso, soffuso, avvolgente. Contribuisce a questo la finitura in oro, che la fa sembrare d’altri tempi, che crea riflessi che alleggeriscono la massa non indifferente dell’oggetto, sarà lo scivolare della luce nella superficie increspata della decorazione similoro tutta irregolarità a collocare, secondo me, quest’oggetto in un posto limite tra la creazione antica ed artigianale e quella moderna, industriale, in serie. In serie si, ma con qualche piccola differenza tra un pezzo ed un altro che ne fa risaltare la bellezza e ne accentua la particolarità.

 

La ceramica può anche, come in questo caso, essere prodotta in serie ma conservare sempre e comunque il sapore della manualità che l’ha creata ed ideata.

 

 

Bibliografia

 

 

 

-Brugolo K., La ceramica nel Veneto, ed. Cierre Grafica, Verona, 2004

 

-intervista con Lorenzo Zanovello, Nove, giugno e dicembre 2010

 

-consultazioni da internet

 

 

LORENZO ZANOVELLO |

Lorenzo Zanovello was born in Bassano del Grappa in 1977. he lives nd works in Nove (VI) His education is artistic,
he comes from the tradition of the ceramic of Nove. The research of new solutions brings him to test materials as wax,
wood, silicon, resin and glass. He is very familiar with clay. He interacts with this original material with no inhibitions
and limits and with great familiarity. After attending the Art institute for ceramic in Nove, he begins managing with his
brother the family’s company. Giovanni Zanovello was essential for his education.


Mario Guderzo

Lorenzo...un giovane artista con una valigia zeppa di esperienza del vissuto
quotidiano artistico.

L'artista ha stigmatizzato la vanità e l'aspirazione all'immortalità della propria identità
delegando ad una delle esperienze materiche di più antica pratica - la manipolazione
ceramica - la funzione di accompagnarlo a sostenerne il significato. Traducendo il
comportamento nella forma, riproiettandolo nel vivo dell'esperienza, inevitabilmente la
documentazione di ciò che è stato e di ciò che è prende il sopravvento su qualsiasi
forma di concettualizzazione del percorso. Quello di Lorenzo è un cammino che
attraversa un documentario poliedrico di tracciati di esistenza percorsi fin
dall'adolescenza e quindi connotati da una conoscenza e pratica sicura divenuti
estetica nella sua maturità. Da una siffatta prospettiva è possibile estromettere tutte le
eventuali critiche, di omologazione ingenerata dall'ordinarietà di molti dei lavori.
L'accento va semmai posto sulla capacità di resa rinnovata rispetto all'ordinario o il "già
visto" in uno straordinario che aleggia un po' ovunque ; ed in questo la capacità di porsi
criticamente oltre gli angusti confini della realtà globalizzata ridando dignità all'esistenza
di ciascuno e a molti valori comuni.


ANTONELLA MARTINATO

artista ceramista Nove e Bassano

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